Pietro Gaglianò
“Giuseppe Vassallo compone un mosaico di una Sicilia letteraria e cinematografica, in cui il paesaggio si dispiega in tutta la sua cupa grandezza come teatro delle vicende umane. Nel lavoro del giovane artista siciliano è altissima la consapevolezza di agire lungo una percezione che avviene come un movimento secondario, di ritorno: un operare su e con figure che appartengono già a un immaginario denso e articolato, depositato nella visione collettiva da secoli di storia della rappresentazione, statica e in movimento. Al punto che le sue opere appaiono quasi come quadri di altri quadri: gli ingrandimenti, i particolari, gli ampi paesaggi nei tagli anamorfici sono sempre tratti da un patrimonio vastissimo di immagini che portano con sé il peso della loro storia quello del nostro assuefatto modo di osservarle. L’affresco di paesaggi stremati, saturi di sguardi apparentemente impossibili da scardinare, tanto forte è la colonizzazione della capacità immaginativa dell’osservatore, viene rarefatto nella monocromia della pittura di Vassallo; contestualmente le immagini vengono inquadrate in formati che sottolineano la struttura del rapporto tra l’opera e il visitatore che le percepisce con il proprio sguardo educato, preparato. Questo straniamento svela entrambi gli artifici: la sintesi compiuta dallo spettatore e lo spiazzamento suggerito dall’artista. In questo (con il paesaggio, con la sua rappresentazione) torna ad essere dinamica, ed è ancora inaspettatamente possibile l’elaborazione di una narrazione che non nasca contraffatta, già condizionata.”
Virginia Glorioso
“Pitture ad olio ed incisioni di vario formato in cui Vassallo racconta del tema dell’alienazione in epoca contemporanea. I soggetti qui rappresentati sono uomini del passato inseriti in luoghi quotidiani e contemporanei.
Luoghi in cui il tempo si sospende e isola tutti i protagonisti della scena. Ogni uomo e donna, anche se insieme o in mezzo ad un gruppo, rimangono soli senza possibilità alcuna di comunicare. Vassallo, inconsapevolmente, traduce in pittura le parole del sociologo Philippe Breton, il quale afferma:
<<...noi viviamo in una società numerica sempre più “comunicante” e sempre meno “incontrante”>>.
Nonostante l’apparente comunicazione, infatti, i suoi soggetti sembrano non incontrarsi mai, non guardare il medesimo obiettivo da raggiungere insieme. Da un punto di vista pittorico Vassallo esprime questa “incomunicabilità” con opere quasi del tutto bicrome, dove il bianco e il nero le fanno da padroni.
Opere in cui la figura (elemento comunicante) si alterna a geometrie piatte (elemento non comunicante) creando un equilibrio unico. Tutto ciò esaltato dalla capacità curata e minuziosa di stendere il colore che mette in evidenza anche il più piccolo dei dettagli."
Giusi Affronti
“Giuseppe Vassallo ferma pittoricamente un istante nello scorrere del tempo e delle relazioni, attraverso composizioni audaci, mutuate dalle griglie di colore d’ispirazione bizantina di Malevich, dalla cinematografia di Jean-Luc Godard e dagli allestimenti di Carlo Scarpa.
Una soluzione cromatica impalpabile e fumosa azzera la narrazione che si sviluppa all’interno di una porzione della tela: frame che raccontano la performance di un’Ouverture d’orchestra, il giocondi alcuni bambini sulla spiaggia (I Cercatori), il cammeo letterario dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (La Collina).
Nei suoi boccascena dipinti, Vassallo indaga microcosmi relazionali in una società contemporanea 2.0 dove il tempo scivola via veloce. Tracciare il tempo, attraverso il (di)segno, si configura come una strategia del pensiero."
Francesco Piazza
"La pittura di Vassallo si nutre avidamente di realtà. Istantanee impresse sulla tela che l’artista bruscamente deicide di interrompere sul più bello, suddividendola in frazioni temporali dove il vuoto riempie quanto la pittura, in un contrappunto giocato tra il positivo e il negativo. Tra il pieno immaginifico e il vuoto cosmico in uno scambio percettivo tra i soggetti narranti e la scena nella quale essi si muovono. Nelle sue scene di vita (non) comune, riecheggiano memorie lontane dai colori ormai irrimediabilmente virati dal tempo, il nostro vissuto, l’impercettibile fruscìo della carta velina di un album di foto, l’odore del blocco schizzi dei viaggiatori ottocenteschi. Il grand Tour! Vassallo si immagina cronista attento e minuzioso, impegnato nella ricerca e nella rappresentazione di una verità solo all’apparenza lontana e rarefatta."